È stalking tempestare di messaggi e pedinare?

Avere comportamenti ossessivi, tra cui pedinamenti e messaggi intimidatori e denigratori, che comportano una reazione della persona presa di mira, quale ad es. prendere l’abitudine di tenere le finestre completamente chiuse stando in casa, configura il reato di stalking, previsto e punito dall’art. 612-bis c.p. Ciò è quanto sancito dalla Corte di Cassazione, sez. V Penale, n. 44355/2016, depositata il 20 ottobre.

Il caso. Una donna ricorreva innanzi al Tribunale competente in quanto vittima di messaggi intimidatori e pedinamenti da parte di un’altra donna. Tali comportamenti ossessivi l’avevano indotta a tenere le finestre completamente chiuse anche quando era in casa e a cambiare i percorsi che percorreva abitualmente.

Il Tribunale adito, senza alcun dubbio, condannava la persecutrice per il reato di “atti persecutori”, cosiddetto “stalking”.

Di parere opposto, invece, i Giudici d’Appello, che, dopo aver esaminato  i comportamenti della donna finita sotto accusa, escludevano l’ipotesi del reato di “stalking”.

La Suprema Corte, ritenendo non corretta la visuale dei Giudici di seconde cure, ha sostenuto che sarebbe stata più logica una “valutazione organica” dell’intera vicenda, così da leggere in maniera complessiva non solo le azioni della stalker ma anche le ripercussioni subite dalla vittima.
Su quest’ultimo fronte, in particolare, è stato evidenziato che la donna presa di mira, oggetto di “messaggi intimidatori e denigratori” e di veri e propri “pedinamenti”, ha modificato radicalmente “il proprio stile di vita, rinunciando spesso ad uscire, cambiando i percorsi nelle strade che percorreva abitualmente” e arrivando addirittura a “tenere sempre chiuse le finestre quando era in casa”.
Alla luce di quanto sopra, la Corte di legittimità rinviava la vicenda alla Corte d’Appello competente affinché l’intera vicenda venisse riesaminata con attenzione.

Avvocato Anna Maria Cupolillo Staff Giuridico Avvocato Express

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