È responsabile il pedone che attraversa imprudentemente la strada?

E’ responsabile e, pertanto, condannato per omicidio colposo ad un anno di reclusione, l’uomo che ha provato ad attraversare la strada sulle “strisce”, appena sceso dall’autobus, nonostante il semaforo pedonale presentasse luce rossa, e con quell’imprudenza ha provocato la caduta e la morte di un motociclista. Ciò è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, sez. IV penale, sentenza n. 32095/2017, depositata il 04 luglio.

Il caso. Il Tribunale competente dichiarava un pedone responsabile del delitto di omicidio colposo commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale per avere cagionato un sinistro con esiti mortali per un motociclista il quale, mentre era alla guida del suo motociclo, percorreva la carreggiata – destinata al transito dei mezzi pubblici e dei motocicli – in prossimità di un incrocio semaforizzato, collideva con il pedone che, sceso dall’autobus, sbucando dalla sagoma del mezzo, aveva, inaspettatamente, iniziato l’attraversamento pedonale posto al citato incrocio  nonostante il semaforo proiettasse ancora la luce rossa. Per effetto della collisione del pedone contro la motocicletta, il motociclista veniva sbalzato cadendo per terra ed impattando prima contro la delimitazione metallica della predetta corsia preferenziale e, poi, contro il palo di sostegno della segnaletica verticale. Il motociclista riportava gravissime lesioni personali che ne determinavano il decesso in ospedale. Il Tribunale condannava il pedone alla pena di un anno di reclusione con sospensione condizionale della pena, nonché al risarcimento dei danni patiti dalle costituite parti civili da liquidarsi in separato giudizio, assegnando a titolo di provvisionale la somma di complessivi Euro 200.000,00.

Proposto appello, la Corte d’Appello territoriale, in parziale riforma della pronuncia di primo grado, dichiarava il concorso colposo della vittima quantificato nella misura del 25% e riduceva la provvisionale nella misura di Euro 150.000,00. Confermava nel resto il provvedimento impugnato.

Avverso la sentenza di appello, l’imputato, a mezzo dei propri difensori di fiducia,  proponeva ricorso per Cassazione. La Suprema Corte confermava la decisione di secondo grado ritenendo responsabile il pedone e, pertanto, condannato per “omicidio colposo” poiché “l’attraversamento” della strada “è stato assolutamente improvviso ed inaspettato e, come tale, non poteva essere previsto dal motociclista, che ragionevolmente ha fatto affidamento sul rispetto delle fondamentali prescrizioni in materia di circolazione stradale da parte degli altri utenti della strada”. Quindi, “l’incidente è stato cagionato dall’imprudenza attraversamento con il ‘rosso’ da parte del pedone, in direzione ortogonale al veicolo che procedeva nella ‘corsia preferenziale’ con il ‘verde’”. Secondo gli Ermellini, alcuni particolari quali “le dimensioni alquanto ridotte della corsia, la presenza di due autobus in zona, la contemporanea presenza sulla medesima linea di avanzamento di altre due motociclette” li avevano spinti a ritenere l’improvvisa presenza del pedone come “un ostacolo impossibile da evitare” per il conducente della “due ruote”, che, peraltro, si trovava “a così breve distanza dall’attraversamento” da “non poter utilmente arrestare il proprio veicolo in condizioni di sufficiente sicurezza”.

Avvocato Anna Maria Cupolillo Staff Giuridico Avvocato Express

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