È inevitabile la condanna per “frode commerciale” del titolare del ristorante che utilizza prodotti congelati non segnalati e prodotti differenti da quelli indicati nel menù. Questo è quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza n. 36640/2019, depositata il 29 agosto.

Il caso. La Corte d’appello territoriale, in parziale riforma della sentenza del Tribunale competente, confermava la condanna, rideterminando la pena, del titolare di un esercizio pubblico operante nel settore della ristorazione, poiché aveva posto in essere atti diretti in modo non equivoco a somministrare agli avventori, prodotti diversi da quelli pubblicizzati nei menù; in particolare, aveva utilizzato per le preparazioni pesci ghiaccio al posto dei pubblicizzati bianchetti e prodotti congelati senza la relativa specifica indicazione sul menù.

L’imputato proponeva ricorso per cassazione. La decisone dei giudici di merito veniva condivisa e confermata dalla Suprema Corte. A suo parere, infatti, era inequivoco il quadro emerso grazie al blitz nel locale: gli Operanti avevano verificato che gli alimenti giacevano nei fricongelatori senza alcuna protezione ed alla rinfusa, erano ricoperti di liquidi rappresi e presentavano tracce di rifiuti non identificati nonché tracce di bruciatura da freddo, erano ricoperti altresì di brina, segno di una lenta penetrazione del freddo con la creazione dei macrocristalli. In cucina vi era un frigorifero abbattitore di temperatura che, all’atto ispettivo, era spento ed utilizzato come dispensa. Hanno altresì verificato che non erano stati rinvenuti alimenti freschi, ma solo congelati e che a disposizione dei clienti vi erano due menù. Su uno dei due, per i gamberi, era riportata l’espressione “a seconda del mercato potrebbero essere surgelati”, mentre sull’altro era indicato che “alcuni prodotti potrebbero essere congelati”, senza indicare quali; tra gli antipasti erano poi indicati “pesci bianchetti fritti”, ma, dal controllo degli alimenti, non se n’erano rinvenuti, sicché era stata utilizzata una confezione parzialmente utilizzata di “pesci ghiaccio congelati”, che risultavano visibilmente simili ai bianchetti. Nessun dubbio, quindi, sulla responsabilità del titolare del ristorante per la frode messa in atto ai danni dei clienti. E questa constatazione, secondo gli Ermellini, non poteva essere messa in discussione dalla “acquisita dimostrazione” grazie ad alcune fatture del “quotidiano approvvigionamento di alimenti freschi” nonché del “loro costante utilizzo”: tale dato “non elide il risultato ispettivo” emerso in occasione del blitz nel locale.

Per tali motivi la Corte di cassazione dichiarava inammissibile il ricorso e condannava il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro 2.000,00 in favore della Cassa delle Ammende.

Avvocato Anna Maria Cupolillo Staff Giuridico Avvocato Express

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